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Rosolia, cos’è?
Quando si parla di rosolia si fa riferimento ad una patologia che è considerata ad alto livello di contagiosità: si tratta di una malattia di tipo infettivo e virale che, insieme ad altre malattie come il morbillo, la varicella, la parotite (i famigerati orecchioni), viene indicata come malattia esantematica tipica dell’età infantile. Queste malattie infettive sono patologie molto comuni tra i bambini in età pre-scolare e scolare: infatti, esse colpiscono soprattutto per contagio, ma generalmente non colpiscono più di una volta nella vita.
La rosolia, come tutte le altre malattie infettive esantematiche, una volta che ha colpito un individuo nel corso della sua vita, genera una sorta di immunità post-contagio, grazie alla quale una persona che ha già avuto questa patologia non venga colpita una seconda volta.
Proprio perché si tratta di patologie ad elevata contagiosità e molto rischiosa in gravidanza, è comunque fondamentale conoscere la propria situazione di salute ed avere la certezza di aver avuto questa malattia in passato, oppure no.
– Sintomi della rosolia
– Il contagio
– Cura della rosolia
Il virus responsabile della rosolia
Come abbiamo anticipato, la rosolia è una malattia esantematica, che ha come agente eziologico un virus ad RNA del genere “Rubivirus” appartenente alla famiglia dei “Togaviridae”.
Questo virus può essere particolarmente pericoloso nelle donne in gravidanza: sebbene questa malattia esantematica colpisca in età pediatrica e non dia particolari complicanze o problemi ai bambini che ne sono affetti, è comunque una malattia che può comportare notevoli rischi quando una donna non è stata immunizzata e qualora, appunto, venga contagiata dal virus nelle prime fasi della sua gravidanza. In questo caso, la gestante potrebbe trasferire il virus al feto per mezzo di quella che viene comunemente chiamata trasmissione verticale, e comportare dei rischi molto importanti per la salute del bambino.
Come altre patologie – abbiamo indicato il morbillo, la varicella, e le parotiti – anche la rosolia è indicata come una malattia esantematica: questo significa che questa malattia infettiva è caratterizzata dalla presenza di esantema ( che, dal termine greco εξανθέω significa “sbocciare”), ovvero rash, una sorta di eruzione cutanea di vescicole e di bollicine, tipiche di queste malattie.
Cosa è cambiato negli ultimi anni
Al giorno d’oggi le malattie esantematiche non fanno più paura come un tempo: se si calcola che, nel 1969 si ammalavano moltissimi bambini di rosolia – con diversi casi anche di rosolia congenita – ad oggi, grazie alle vaccinazioni ed alla sempre maggiore immunizzazione, vi sono sempre meno casi di rosolia. La malattia è anche molto più semplice da trattare anche nei soggetti non immunizzati, anche se il vaccino rimane ancora la migliore (e più efficace) arma contro la malattia.
I sintomi della Rosolia
In quanto malattia esantematica, esattamente come avviene per le altre malattie di questo tipo, il primo sintomo che fa pensare alla presenza di rosolia nel bambino o nell’individuo che ne è colpito è proprio il rash cutaneo, o esantema.
In realtà, le cose non stanno proprio così, ed occorre, a questo proposito, fare un breve chiarimento. Infatti, nella maggior parte dei bambini che vengono colpiti dall’infezione della rosolia, il primo sintomo che si verifica è generalmente la febbre (pur sempre, però, di entità lieve, ovvero non superiore ai 38°C), seguito da un gonfiore ai linfonodi, in particolare quelli situati nella parte posteriore del collo.
Questi sintomi possono però far andare in confusione le mamme, che pensano ad una classica influenza o male di stagione: la presenza di malattia esantematica diventa decisamente più evidente quando, a questi sintomi, si associa anche la comparsa di bollicine o vescicole, su tutto il corpo del bambino. L’eruzione cutanea responsabile della rosolia generalmente interessa diverse parti del corpo, a partire dal viso: a mano a mano che, poi, il rash si estende verso il basso, esso inizia a sparire dal viso, che è la parte del corpo inizialmente colpita.
Il colore delle bollicine o vescicole che caratterizzano l’eruzione cutanea è generalmente rosa o rosso: si tratta delle vere e proprie piccole bolle che, oltre ad essere immediatamente visibili e riconoscibili, possono provocare nell’individuo colpito da rosolia anche prurito e fastidio, fino a tre giorni dalla loro comparsa.
I medici consigliano sempre ai genitori dei bambini affetti da rosolia di fare in modo che i bambini evitino di grattarsi, perché oltre a non alleviare in alcun modo il prurito, creerebbero solo ulteriori problemi alla pelle che continuerebbe a seccarsi, ed infine potrebbe essere infiammata ed arrossata notevolmente.
Ovviamente, febbre, rash cutaneo e linfonodi gonfi non sono di certo gli unici sintomi tipici di questa malattia esantematica: i sintomi, peraltro, possono essere variabili anche in funzione di alcuni fattori, non ultima l’età. Sebbene si pensi che questa malattia esantematica colpisca solo i bambini, in realtà la rosolia può colpire anche i giovani e gli adulti, con sintomi molto comuni.
Ricapitolando, i sintomi più diffusi della rosolia sono:
- Febbre (che generalmente è leggera e non sale oltre i 38°C, anche se ciò dipende da molti fattori);
- Eruzione cutanea, che inizia a comparire sul viso e mano a mano su tutto il resto del corpo: a mano a mano che l’eruzione cutanea si dipana per il corpo, essa scompare dal viso;
- Dolori articolari e ossei. Si tratta di un sintomo abbastanza normale e comune, dovuto sostanzialmente alla febbre ed all’espandersi del virus;
- Stanchezza e perdita dell’appetito: questo sintomo è abbastanza normale se consideriamo che nella maggior parte dei casi la rosolia ha una durata di diversi giorni, durante i quali, colpiti da febbre e dolori articolari, nonché dal fastidioso prurito, può essere normale sentirsi spossati e non avvertire la fame;
- Mal di testa;
- Dolore agli occhi e fatica a tenerli aperti, con lieve infiammazione;
- Naso otturato;
- Linfonodi gonfi anche in altre parti del corpo.
Ovviamente, i sintomi di cui abbiamo parlato possono anche non presentarsi: infatti, la reazione al virus non è uguale per tutti i pazienti, e se da un lato c’è chi può soffrire di determinati dolori e fastidi, d’altra parte vi sono anche molti individui che vengono colpiti dalla rosolia nella sua forma più leggera.
Il contagio e la trasmissione della rosolia
Come abbiamo anticipato, la rosolia è una malattia infettiva ad alto contagio: in moltissime famiglie, per esempio, se un bambino viene colpito dalla rosolia, con molta probabilità anche il fratello o la sorella verranno colpiti dalla malattia esantematica. Per questo motivo, se non si vuole rischiare che anche gli altri figli – o gli altri componenti – si ammalino di rosolia, è importante prendere alcune precauzioni: non è detto, tuttavia, che esse funzionino in ogni caso.
Il virus tipico della rosolia può essere trasferito da persona a persona attraverso le piccole gocce di liquido dal naso o dalla gola: comportamenti comuni, come ad esempi starnutire o tossire senza portare la mano a copertura di naso e bocca, oppure utilizzare stoviglie infette, possono comportare un elevato rischio di contagio.
A questo proposito, occorre anche ricordare che le persone affette da rosolia possono essere contagiose da una settimana prima della comparsa della malattia (la cosiddetta “incubazione“) ad una settimana dopo la comparsa dei sintomi più evidenti.
Il periodo di incubazione della malattia è di circa 18 giorni, nel corso dei quali, anche se i sintomi non sono stati manifestati, una persona può, anche senza saperlo, infettare qualcun altro. Ecco perché la prevenzione e l’informazione sono fondamentali soprattutto nell’età scolare, periodo in cui è particolarmente possibile che si venga colpiti dalla patologia nelle sue due forme più comuni.
Le forme più comuni del contagio sono sostanzialmente tre: la prima è la forma classica o tipica, che colpisce generalmente il 50% della popolazione affetta da rosolia, ed è caratterizzata dalla forma più conosciuta di rosolia, con febbre moderata ed esantema micropapuloso, con tanto di bollicine e vescicole che colpiscono il corpo dal viso e si espandono per il resto dell’organismo. In questa forma, negli adulti si può manifestare anche qualche altro sintomo, come ad esempio tumefazione e dolore dei linfonodi coinvolti, ma anche dolori articolari, e come abbiamo visto mal di testa, naso otturato o che cola, dolori alle ossa e febbre moderata.
Nella seconda forma clinica, invece, non si verificano le tipiche eruzioni, e la forma viene chiamata anesantematica con linfoadenite e febbre: questo tipo di rosolia coinvolge un 25% delle persone colpite dalla malattia. Esiste, poi, una terza forma di rosolia, sicuramente meno comune delle altre – ma che si aggiudica comunque il suo 25% – che è quasi del tutto asintomatica.
Non sono rari, infatti, i casi di persone che vengono colpite dalla rosolia e non presentano alcun sintomo tipico del virus.
Evitare il contagio
Poiché la rosolia è una malattia ad alto rischio di contagio, è davvero fondamentale esserne consapevoli per comprendere che strada intraprendere.
Alcune mamme ritengono giusto che i loro figli siano colpiti in età scolare dalle malattie esantematiche, per evitare di contrarre la malattia in futuro, quando saranno grandi e quando ciò potrebbe comportare alcune complicazioni. Altre mamme, invece, ritengono che sia fondamentale evitare del tutto il contagio, e quindi preferiscono proteggere i loro figli attraverso una vaccinazione, ed anche attraverso la prevenzione.
In ogni caso, evitare il contagio è veramente importantissimo per le gestanti, che devono assolutamente mettere in atto ogni possibile atto preventivo per evitare che il feto possa avere dei problemi in seguito alla contrazione da rosolia. Infatti, se il virus colpisce una donna incinta, esso può causare la sindrome della rosolia congenita, e le conseguenze possono essere molto dannose per il feto: si calcola che, tra i rischi correlati alla rosolia congenita, vi siano ritardi di crescita, ritardo mentale, cecità e sordità, problemi di salute molto gravi al fegato, al midollo osseo ed alla milza.
Pertanto, una donna in attesa di un bebè deve essere a conoscenza del suo stato di salute e deve sapere se in passato ha contratto o meno la rosolia, per sapere se il suo bambino è al sicuro da eventuali malattie che potrebbero costargli la vita. Per farlo, è possibile effettuare un esame specifico, chiamato rubeo-test, prima dell’avvio della gravidanza, oppure eseguire determinate analisi del sangue per conoscere la situazione.
Il vaccino contro la rosolia
Alcune donne ritengono che il proprio figlio non debba essere colpito dalla rosolia: in questo caso, è possibile vaccinare il bambino, con un primo vaccino che va effettuato tra i 12 ed i 15 mesi, ed un secondo vaccino che va dato intorno ai 6 anni di età.
Bisogna comunque sottolineare che il vaccino per l’immunizzazione va sempre effettuato sotto stretto consiglio medico, e che in nessun caso le donne in stato interessante possono essere vaccinate. È bene, comunque, fare sempre riferimento al proprio medico o ginecologo per individuare la strategia più adatta (e meno rischiosa) da prendere in considerazione.
Come curare la rosolia
Il trattamento della rosolia non è così complicato come a prima vista potrebbe apparire: infatti, questa patologia tende a risolversi da sola nel giro di una settimana, al massimo dieci giorni per le forme più gravi dell’infezione.
È bene quindi sottolineare che la rosolia non va trattata con gli antibiotici, perché, come è noto, questi farmaci non sono utili contro le infezioni virali.
Poiché i sintomi possono essere diversi, è bene, comunque, controllare la loro espansione e soprattutto tenere sotto controllo il bambino in caso di febbre alta, contattando il medico nel caso in cui la temperatura diventi troppo elevata o i segni della malattia sembrino non voler andare via dopo una settimana dalla loro comparsa.
Per il trattamento della rosolia, è bene stare al caldo, sotto coperta, mangiare cibo sano – meglio ancora se pasti caldi e liquidi, per evitare di sovraccaricare la gola che potrebbe essere indolenzita dai linfonodi gonfi – e somministrare farmaci a base di paracetatomolo come Tachipirina o Efferalgan, nel caso di dolori ed altri sintomi.
Per quanto riguarda il trattamento della rosolia in donne incinte, è bene sempre attenersi a ciò che dice il proprio ginecologo, che va immediatamente contattato per definire una strategia di trattamento utile e valida.
Da evitare, nei bambini, il trattamento con Aspirina, che può rivelarsi molto pericoloso e provocare conseguenze disastrose.